TERAMO – Nessun accordo con la Di Pasquale in cambio di un incarico da dirigente alla Te.Am. All’indomani della rielezione di Brucchi alla guida della città, Berardo Rabbuffo attacca il sindaco appena confermato smentendo categoricamente ogni rumors su un possibile ‘apparentamento’ con la sfidante del centrosinistra per ottenere, in caso di vittoria al ballottaggio, un ruolo dirigenziale in seno alla Teramo Ambiente. “Nell’affermare questa menzogna – si legge in una nota dell’ex consigliere regionale Fli e candidato sindaco al primo turno del 25 maggio – Brucchi è in malafede o ignora due elementi importanti: il primo è che non mi interessa occupare poltrone. Il secondo, come gli amministratori dovrebbero sapere, è che la legge Severino impedisce ai consiglieri regionali uscenti di avere incarichi politici e dirigenziali”. “Forse per lui – va giù pesante Rabbuffo – è difficile comprendere che si possono intraprendere battaglie, anche difficili e incerte, con il solo scopo di desiderare un cambiamento, segnare una distanza tra me e questo centrodestra che ha amministrato la cosa pubblica con metodi obsoleti e discutibili e che ormai ha perso tutti i riferimenti della vera destra che dovrebbe essere libera, autonoma dagli altri partiti e in grado di incidere sull’azione amministrativa”. Passa poi all’analisi del voto il candidato sostenuto al primo turno dalle liste “Libera Teramo” e “Con Rabbuffo sindaco” (per lui 864 voti e meno del 3% necessario per entrare in Consiglio): “Il mio progetto di rinnovamento ha perso”, spiega, “rifarei comunque le stesse cose, nessun inciucio potrebbe mai tenermi vicino a questo centrodestra. Con la stessa obiettività però rilevo che il sindaco Brucchi ha avuto una vittoria di misura e che, tra il primo e il secondo turno, ha perso circa 3mila voti”. “Non ha vinto Brucchi ma il suo apparato – aggiunge – è stato votato dalla metà del 60% delle persone che sono andate a votare, quindi dal 30% degli elettori”. Infine un passaggio anche sul centrosinistra: “Mi spiace che la mia proposta di un candidato civico in grado di unire le diverse componenti desiderose di un cambiamento, non sia stata presa in considerazione”. “Alla luce dell’esito – chiude – credo di aver avuto ragione. Le componenti civiche, come quella di Gianluca Pomante, hanno costituito un elemento di novità e di aggregazione. Le polemiche su presunti accordi tra Pomante e Di Pasquale per possibili assessorati in caso di vittoria sono sterili ed inutili, anche perché non ci sarebbe stato nulla di male. Io, nella mia posizione, in ogni caso non avrei potuto avere, né voluto alcuna poltrona”. “Ho combattuto una battaglia in maniera totalm
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